Prato ha due nuovi preti: un chitarrista punk e un carabiniere
diGiulio Gori
La storia di don Giulio Vannucci, 38 anni, ex musicista dei pistoiesi «I Quanti», che somiglia a Karl Marx. E di Michele Di Stefano, 39 anni, ex militare dell’Arma
Prato ha due nuovi preti: un chitarrista punk e un carabiniere
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In un’epoca segnata dalla crisi delle vocazioni, Prato guadagna due nuovi sacerdoti del tutto inattesi: un musicista e un carabiniere. Giulio Vannucci, 38 anni, oggi semplicemente don Giulio, è un ex chitarrista e tastierista di un gruppo folk e punk toscano, «I Quanti». Il quotidiano L’Avvenire, che ha anticipato la notizia, ne sottolinea l’aspetto da asceta, ma la folta chioma e la barba lunga lo fanno somigliare più a Karl Marx. Ma la sua scelta estetica è legata al fatto che si è impegnato nel gruppo dei Ricostruttori nella Preghiera, di cui la barba è un segno distintivo, una comunità che a Cantagallo, in Val di Bisenzio, si è impegnata a far rinascere un piccolissimo borgo. Lì, ha fatto il muratore, per ricostruire le case del paesino abbandonato. Del suo passato da musicista, don Giulio, racconta che è stato «un periodo nel quale mi sono divertito tantissimo e che non rinnego. Per me diventare sacerdote significa prendersi cura di tutto e di tutti».
A ordinarlo prete è stato il vescovo di Prato, monsignor Giovanni Nerbini, in una cerimonia in cui a diventare sacerdote è stato anche Michele Di Stefano, 39 anni, ex militare dell’Arma dei carabinieri. Aveva appena 19 anni quando lasciò Gela, in Sicilia, per arruolarsi ed essere mandato a Bardonecchia, in Piemonte. Poi, nel 2009, l’arrivo a Prato, dove l’allora vescovo Gastone Simoni lo introdusse al seminario e agli studi di teologia. «Quello di oggi non è un obiettivo raggiunto — ha detto a L’Avvenire don Michele, alla cui ordinazione ha partecipato una piccola delegazione di carabinieri — Ma l’inizio di un nuovo cammino, anche faticoso, ma ho la certezza di non essere solo e di avere l’aiuto di Dio. È mia intenzione stare vicino alla gente che soffre, che si sente sola».
Da parte sua, il vescovo Nerbini ha commentato l’evento, spiegando che non si è trattato di due vocazioni davvero insolite: «Il Signore non si è scelto manager o super uomini, ma persone semplici e sempre generose».
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