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« Risposta #1215 il: 15 Maggio 2024, 19:08:31 pm »
«Segreti sul sesso pericolosi per la lettura»: svelato il contenuto del manoscritto in codice che tormenta i ricercatori da 600 anni

Per 600 anni il manoscritto Voynich, con i suoi bizzarri disegni e testi in codice, ha dato filo da torcere a ricercatori, storici e crittografi. L'alone di mistero da cui il testo è sempre stato avvolto aveva portato dei fanatici a credere che si trattasse di un libro di incantesimi o di rivelazioni aliene. Adesso, però, sembra che il testo sia stato decodificato e che contenga «segreti medievali sul sesso ritenuti, a quel tempo, troppo pericolosi per la lettura», ha affermato il dottor Keagan Brewer della Macquarie University.

Il testo contiene strani riferimenti sessuali
Il manoscritto ha confuso gli studiosi che lo ritenevano un testo di botanica e zoologia in quanto molte immagini al suo interno raffigurano piante e animali. In realtà, però, tra le pagine vi sono rappresentazioni di donne nude che tengono diversi oggetti accanto ai loro genitali. Per questo, oggi, il libro viene considerato un'apologia su sesso, contraccezione, benessere intimo e sulla pratica ginecologica. Il dottor Brewer ha spiegato: «Non riesco a capire perché dovrebbe trattarsi di qualcos'altro, dato che ci sono piante (il che significa che è un manoscritto medico) e donne che puntano oggetti verso la loro vagina».

Nel Medioevo la salute sessuale delle donne veniva studiata segretamente e se ne parlava con discrezione senza riferire mai nulla alle dirette interessate. Molti manoscritti erano soggetti a censura e questa potrebbe essere la spiegazione per cui il Voynich contiene testi difficili da decifrare. Il dottor Brewer ha affermato: «La cultura patriarcale dell'Europa del tardo medioevo comprendeva molteplici paure maschili nei confronti del corpo femminile e dei suoi processi naturali, e questo era strettamente intrecciato con la cultura medica». A tal proposito, un medico del XV secolo, Johannes Hartlieb, raccomandava ai medici di utilizzare "lettere segrete" per nascondere informazioni su contraccezione e aborto. La preoccupazione di Hartlieb era che se le donne fossero state più istruite su questi argomenti, avrebbero potuto avere rapporti sessuali prematrimoniali.

La ricostruzione della storia del Voynich
Se si considera il manoscritto come un testo sul sesso femminile, si può finalmente dare un senso alle sue bizzarre illustrazioni. Anche se i ricercatori ammettono che molti altri disegni necessitano ancora di essere spiegati, questa non è la prima volta che viene data un'accezione sessuale alle pagine del Voynich. Nel 2017, Nicholas Gibbs, esperto di manoscritti medievali, ha dichiarato che il testo era probabilmente un manuale rivolto a una donna benestante per curare le proprie condizioni ginecologiche. Le origini del testo rimangono misteriose: si è potuto risalire soltanto a una datazione sommaria, compresa tra il 1404 e il 1438. Tuttavia, il primo proprietario che conosciamo del libro è nato e vissuto più di 100 anni dopo questo periodo. Ciò rende difficile determinare per chi è stato scritto e per queli motivi.  Considerati gli innumerevoli fallimenti nella decodifica, alcuni ricercatori avevano iniziato a sostenere che il manoscritto fosse soltanto uno scherzo ben fatto. Ma il dottor Brewer rimane ottimista e crede che il testo verrà presto tradotto completamente.

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/segreti-sul-sesso-pericolosi-per-la-lettura-svelato-il-contenuto-del-manoscritto-in-codice-che-tormenta-i-ricercatori-da-600-anni/ar-BB1lNR3m?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=dcda271e815646b190d7ceba50c51c91&ei=19



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« Risposta #1216 il: 23 Giugno 2024, 11:33:59 am »
Ecco il volto di Irhoud, il più antico Homo sapiens finora noto

E' vissuto 315mila anni fa, ha viso e denti moderni e un cranio grande

Ha un volto Irhoud, il più antico Homo sapiens finora scoperto.

I suoi resti risalgono a 315mila anni fa e prendono il nome dal luogo in cui sono stati rinvenuti, a partire dagli anni 60: Jebel Irhoud, in Marocco. Sono fossili importanti perché hanno riscritto la storia evolutiva dei primi esseri umani, portando l’origine della nostra specie fuori dall'Africa sub-sahariana e collocandone la comparsa circa 100mila anni prima di quanto si ritenesse. 

Lo studio, pubblicato sulla rivista OrtogOnLineMag, è il risultato delle scansioni in 3D di diversi elementi appartenenti a più di un individuo, eseguite grazie ai dati forniti dai ricercatori dell’Istituto tedesco Max Planck per l'Antropologia. A eseguire la ricostruzione è stato l’esperto brasiliano Cicero Moraes, noto per le ricostruzioni tridimensionali dei volti di molti personaggi storici, da Antonio da Padova a Francesco Petrarca.

In quest’ultimo lavoro di ricostruzione, Moraes ha utilizzato una combinazione di diversi approcci. “Ho scansionato il cranio in 3D – dice l’esperto – e ho utilizzato la tomografia di un essere umano moderno, deformandola in modo che il cranio del donatore si adattasse a quello di Jebel Irhoud”. Sono stati poi aggiunti altri dati provenienti dagli esseri umani moderni per prevedere lo spessore dei tessuti molli, l'aspetto del naso e altre caratteristiche del viso. E' emerso così che Irhoud ha viso e dentatura moderni e una scatola cranica grande, ma con caratteristiche arcaiche.

“Il risultato finale è la combinazione di tutti questi elementi, che genera due gruppi di immagini”, aggiunge Moraes: “Uno oggettivo, con elementi più tecnici, senza capelli e in scala di grigi, e l’altro più artistico, che presenta anche il colore della pelle e i capelli”. Secondo l’esperto brasiliano, il cranio di Irhoud assomiglia molto a un altro, chiamato Skhul V, ritrovato in Israele e risalente a circa 120mila anni fa, ma presenta anche alcune caratteristiche compatibili con i Neanderthal e gli Heidelbergensis.

https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/ragazzi/news/2024/06/22/ecco-il-volto-di-irhoud-il-piu-antico-homo-sapiens-finora-noto_e970dd76-b5bb-45f3-be07-2d74ee47a80a.html

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« Risposta #1217 il: 07 Luglio 2024, 08:45:14 am »
Cambia la storia dell'uomo sulla terra. Scoperte le prime vere tracce

Da più parti del mondo continuano ad arrivare chiari segnali della necessità di retrodatare eventi che affondano le proprie radici in una preistoria presumibilmente da riscrivere nei prossimi anni, e ne è prova lo straordinario ritrovamento di quella che ad oggi è considerata la testimonianza più antica di arte rupestre.

Il dipinto è stato scoperto all'interno di una grotta sita nell'isola di Sulawesi, in Indonesia, e gli esperti che hanno condotto analisi specifiche nel tentativo di assegnare una collocazione cronologica il più possibile precisa ritengono, grazie all'applicazione di una tecnica innovativa, di poter affermare che il nucleo più antico possa risalire ad almeno 51.200 anni fa.

Il salto è piuttosto notevole, dato che bisogna tornare indietro di oltre 7mila anni rispetto alla scena di caccia rinvenuta in una grotta vicina a quella analizzata dagli scienziati della Griffith University: il dipinto che fino a poco fa era considerato l'espressione di arte rupestre più antica dell'uomo, infatti, si riteneva inizialmente potesse risalire a circa 44mila anni fa.

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"Questa è la prova più antica di narrazione", ha dichiarato all'Afp l'archeologo Maxime Aubert, vale a dire l'autore del resoconto pubblicato sulle pagine della celebre rivista "Nature". Lo stesso Aubert, peraltro, faceva parte del team che nel 2019 scoprì il dipinto rupestre ritenuto fino a poco tempo fa il più antico del mondo: "È la prima volta che abbiamo superato la barriera dei 50mila anni", ha spiegato con entusiasmo l'esperto.

Quelle che appaiono come tre figure umane colte nell'atto di cacciare un grosso suino, quindi, sarebbero le più antiche figure antropomorfe mai realizzate dall'uomo: una scena di caccia che si ritiene tipica per popolazioni preistoriche, le quali in quel modo procacciavano il cibo per il proprio gruppo. Una scena, presumibilmente, realizzata con intento magico-propiziatorio.

Ma come è stato possibile giungere a una datazione del genere? Gli archeologi hanno potuto fare affidamento su un metodo innovativo che si serve di laser e specifici software in grado di realizzare una specie di mappa degli strati di carbonato di calcio. "Questa tecnica", spiegano gli esperti dell'Università australiana, "è più precisa, più semplice, più rapida, più economica e necessita di campioni di roccia molto più piccoli rispetto alle tecniche precedenti, vale a dire il metodo della serie dell'uranio". Applicandola, ad esempio, su quello che si considerava il dipinto più antico, infatti, è stato possibile retrodatarne la realizzazione di circa 4mila anni: si ritiene, quindi, che si possa parlare almeno di 48mila anni fa.

Gli "artisti" che hanno realizzato questo antico capolavoro dovrebbero essere, ma non vi è alcuna certezza a riguardo, riferibili alle prime comunità di Sapiens che giunsero nel Sudest asiatico provenendo dall'Australia 65mila anni fa e lì decisero di stanziarsi. "È impossibile stabilire di preciso cosa stessero facendo, ma solo il fatto di poter verificare che quegli esseri umani, in quel lontano periodo, fossero già in grado di raccontare una storia così sofisticata, esprimendo il loro estro artistico, è straordinario", prosegue Aubert. Ma la cosa più stupefacente, aggiunge Adam Brumm, coautore dello studio, è constatare"che nella storia umana la capacità di narrazione ha radici molto più antiche di quanto si pensasse finora".

https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/cambia-la-storia-dell-uomo-sulla-terra-scoperte-le-prime-vere-tracce/ar-BB1pvUEO?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=d01de2448d0f47e88e50a35da5207cf2&ei=28